Sabato scorso ho fotografato la mia prima mareggiata (vera, non di nuvole, come nei post precedenti) 🙂 Ero sulla passeggiata di Nervi. Le foto del mare le vedrete più avanti, ora voglio condividere con voi quello che mi ha colpito di più: il volo dei gabbiani controvento. Bellissimi (nonostante io li ami poco per via della loro crudeltà che già si intuisce dallo sguardo, a dire il vero). Avvolti nel vento, io e loro: un’emozione che non dimenticherò mai. La gente guardava in basso verso le onde, tutti armati di telefonino per “catturare” la mareggiata, io naso (e obiettivo) all’aria volavo insieme ai gabbiani.
Mi hanno fatto venire in mente una vecchia cosa che avevo scritto tanti anni fa sul viaggio (era un compito per il corso di musicoterapia). La trovate dopo le foto.
Il Viaggio. Dentro e Fuori. Brevi appunti e variazioni sul tema.
Dentro è il riposo alternato di luci e di ombre intrecciate nel fragile guscio di una conchiglia di carne.
Qui ciò che più conta è crearmi una vita nel vuoto, uno spazio in cui io possa danzare.
Aprire un varco nelle spirali dei miei silenzi. Volgere in suono il respiro.
Senza chiedermi nulla, correre fuori un fluire di sogni, voci e pensieri.
E’ così che so di essere in viaggio, di “essere un viaggio”.
No, non un cammino soltanto, ma più viaggi nel medesimo viaggio, come i respiri sono strade nell’arco di un’unica vita.
E chi è il viaggiatore? Sono io, io che ti parlo…o io non sono piuttosto la strada che tu, ascoltando, percorri?
Non ricordo più il primo passo, un movimento che era già una partenza, un andare lontano, il mio destino di viandante.
Solo, a volte, sulla sabbia del mare d’inverno o lungo il fiume d’estate, il mormorio delle acque fa vibrare in me frammenti di suoni, e se alzo il viso nel sole o tocco una pietra che brucia, ascolto il suono di un cuore, un palpitare di luce nella terra più oscura.
Ho ricordo di altre partenze, altri incontri.
Strade che mi hanno incrociato la vita, accompagnandomi a volte, per brevi tratti o correndo parallele alla mia, senza mai toccarci…le ho anche viste divergere, sparire nella nebbia.
Nessuno può viaggiare sulla strada di un altro. O forse non sulla mia.
Sono stata sempre un viandante solitario, a volte ho elemosinato un sorriso e un poco d’amore come si chiede un pezzo di pane, per vivere.
Sono caduta molte volte, inciampando nella mia paura, avanzando a fatica nel fango delle mie lacrime.
Altre volte ancora i miei erano passi di danza e la voce si levava sicura nel canto.
Osservavo il mutevole cerchio delle stagioni, i segni nel cielo, ruotare attorno al cammino, e tutto era sempre per me meraviglia, dono e sorpresa.
Il mio viaggio è nel cuore, e il cuore è un suono che non conosce riposo o silenzio.
Così il mio cammino continua di notte. Sul sentiero dei sogni.
Ho anche strisciato nella polvere della mia strada, urlando e piangendo tutto il dolore, mentre altri mi credevano camminare felice. Le ferite dell’anima nessuno le vede.
Ma il dolore è seme, ha dato il suo frutto, trasformandosi in ala, sollevandomi in volo.
Ora il Viaggio continua. Dentro e Fuori. Seguendo il respiro.
Riyueren