…perché il Sogno si può camminare, danzando parole sul foglio,si può cantare, danzando l'anima sul respiro…Ma alla fine il Sogno è soprattutto Visione.
Al mio sguardo è una lacrima sospesa in una danza immobile abbracciata ai rami del vento e non è prigioniera, no, anzi, sconfina nell’azzurro del cielo in un canto tutto suo, un sussurro che nemmeno io pur sapendo ascoltare con gli occhi riesco a percepire nella sua completezza.
Attraverso le mie mani, poi, scivola nel bianco e nel nero, danzando le grigie sfumature del mondo, a sua volta sospeso – e sorpreso – fra il buio e la luce.
Infine è un cuore, un incredibile cuore stracciato, di plastica, ma pur sempre un cuore, ai miei occhi, un cuore che riconosco simile al mio, al cui interno pulsa l’intera umanità, una fiammella di suono per ciascun cuore.
Giorno dopo giorno, sino alla fine del Tempo, fra le carezze dell’alba e il dondolio della pioggia, nell’oscurità delle notti a venire, anch’io abbraccio i rami del vento, anch’io sono una danza sospesa nell’aurora del silenzio.
“Scrivi almeno una decina di righe, ogni giorno” così mi hai detto. Posso, certamente, posso. Ma non voglio. Ogni frase ha una fine. Ogni parola è una fine. Come posso sopportare questo? Come posso sopravvivere a questo?
“Scrivi dei racconti, ma brevi, però, non fare delle cose lunghe” Io non ho molto da dire, non più. Io posso solo vederle, le storie, e una volta che i miei occhi le hanno viste … a cosa mi servono le parole? Perché devo essere io a dare inizio ad una fine? Che poi magari è anche la mia?
Sono come queste foglie, sono in volo … sospeso.
C’è un’ultima foglia, lassù, sono giorni che è lì, le altre sono già volate via – o cadute – dipende dai punti di vista: è lei che non vuole andarsene, o non ci riesce? Il vento è stato pietoso, indifferente o è in agguato, silenzioso come suo solito?
L’altra foglia è ancora più sola: è già caduta, in un certo senso, forse non cadrà più – speriamo. E’ prigioniera in quelle maglie di ferro? O si protegge da ulteriori cadute? E’ una corazza, quella? O è l’ennesima gabbia? O entrambe?
Il mio volo resta sospeso insieme alle foglie, alle parole e alle righe che non so scrivere per me.
Sospeso, però. Solo sospeso, non interrotto. Non è per sempre. Io poi torno a volare.
Conosco tutti i passaggi del Silenzio
I paesaggi muti, le nebbie dei colori
Il fiume delle foglie sullo sguardo
Acqua che scorre
dalla mia riva all’argine del Tempo
Ascolto
Nel silenzio esteso
Il giorno che bussa alla mia porta
Ma tutto è muro, ormai, in questo mondo
Non ci sono aperture nelle cose.
Riyueren
Un mese fa era un semplice bocciolo ancora racchiuso nel suo calice verde: lo incontravo durante la passeggiata del pomeriggio con Spritz. Un cespuglio di rose, tutto foglie, per la maggior parte secche, spoglio di fiori, al di là del muretto, a bordo strada.
Un bocciolo insolito, per questi primi freddi: diritto sul suo stelo, coraggioso e tenace nel resistere al vento gelido di quest’ultimo periodo. Il mio genere di incontri preferito, insomma, uno dei tanti “segni” che la Natura mi dissemina lungo la strada quando deve dirmi qualcosa, dal momento che io ascolto con gli occhi.
Una decina di giorni fa – era un po’ che non passavo da quelle parti, Spritz non è sempre abitudinario nei nostri giri ed il tempo oltretutto non era stato dei migliori – ho pensato di andare a vedere il bocciolo, caso mai fosse sbocciato in una rosa ( ero curiosa di scoprire di quale colore). Sì, cominciava ad aprirsi ma purtroppo il vento e la pioggia lo avevano spezzato in parte ripiegandolo sul suo stelo. Non me la sono sentita di lasciarlo a morire al freddo senza nemmeno poter fiorire e così l’ho portato con me.
Lo stelo spezzato dal vento era davvero molto corto, così il bocciolo è stato ospitato in una tazzina da caffè nella mia camera da letto. Piano piano si è aperto ed è stato la gioia dei miei occhi per molte mattine di seguito.
Dall’altro ieri la rosa sta terminando il suo passaggio meraviglioso su questa Terra e nel mio sguardo. La sua storia ha una fine visibile, certo, sono già caduti due petali sul davanzale e la corolla sembra quasi voler tornare bocciolo, da tanto si ripiega in sé stessa. Eppure…
Eppure…
Anche ora la Natura mi dice qualcosa, mi insegna e … mi “segna”. E in questa rosa, capisco, c’è mio padre ma anche mia madre, c’è tutto quello che ho visto sparire dalla mia vita, le persone, gli animali, le cose, emozioni e pensieri, i sogni… Rimangono e a modo loro fioriscono, i ricordi, se non proprio negli occhi – non sempre si può avere una foto per tutto – di sicuro nel cuore: lì c’è una tana o una specie di nido dove i ricordi possono riposare e crescere persino, forse.
Anche l’anno appena trascorso, uno dei più brutti della mia vita e il Natale, con sempre più assenze, anche loro sono dentro alla rosa.
E come la rosa anch’io, spezzata sullo stelo dell’anima dai venti e dalle piogge della vita, fiorisco ancora – a modo mio – nelle pagine di questo blog.
“Secondo Natura e seguendo le regole non scritte del mio cuore”. Riyueren
Tu sei solo un piccolo orso giallo. Sei ruvido, fuori, come la paglia che custodisce la tua anima all’interno ma io so che dentro di te il tuo tempo è morbido. Non saresti stato il mio primo giocattolo e il mio preferito, altrimenti.
Tu sei un orso che non sorride, un serio orsetto. Sarà perché dormivi tranquillo il tuo letargo in una scatola da scarpe nel buio silenzioso della cantina e ti abbiamo svegliato strappandoti ai sogni che sicuramente avevi e ora non hai più, abbagliato come sei dalla luce di questi giorni crudi.
Ti guardo mentre i tuoi occhi vanno oltre me e mi chiedo che cosa vedi che io non riesco a vedere, che cosa sai, che io non ricordo.
Le mie mani hanno rammendato le tue, ho ricacciato all’interno la paglia che spuntava: non volevo che tu perdessi la tua anima ruvida e i miei ricordi di bambina.
Ti sei accorto che queste mani sono diventate grandi? Solo tu sei rimasto il piccolo orso giallo di quei giorni lontani. La bambina è cresciuta e tu, tu sei la paglia imbottita di ricordi al mio interno e uno dei frammenti della mia anima.
Falling
Io non sono che un grano di terra
Un grumo di luce confusa
Uno scarto di cristallo di rocca
Una scheggia di tempo sfinito
Una goccia fra le ciglia del mare
Una foglia caduta danzando
Quel nome dolce che io non ho scelto
Riyueren
Ora la casa è vuota: la polvere può posarsi solo sui ricordi, perché quelli non se ne vanno, nessuno li porta via. Non si sgomberano, i ricordi. Non ci sono discariche dove gettarli. Non ci sono mercatini dell’usato dove venderli: non hanno prezzo, poi.
I ricordi sono frammenti della mia vita: mi sono rimasti negli occhi, visioni, vetri, multicolori, pezzetti di me che si ricompongono nel mio sguardo ruotando come in un caleidoscopio.
Vent’anni fa, in quelle stanze ora spoglie di tutto, una bambina correva con in mano uno specchio guardandoci dentro per “camminare nel soffitto”.
Nella bella stagione le finestre erano aperte, il vento e il sole entravano, portando luci e profumi mentre una ragazzina solitaria correva con la penna sul foglio e con lo sguardo fra i libri.
Poi una donna bambina trovò una vita tutta sua, ma ancora la casa rimase, come in attesa, ancora abitata, vissuta, piena di cose e pensieri. E persone.
Ora sono andati via tutti. Ora la casa è vuota. Ora il mio cuore è pieno di ricordi.
Ci sono parole che unite alla musica ti entrano nell’anima e non se ne vanno, restano lì e ti fanno crescere in consapevolezza.
Ci sono canzoni di una poesia infinita che ti aiutano a capire in quale modo la tua vita può aprirsi all’universo. Questo specialmente nel tempo oscuro in cui ci troviamo a vivere.
Negli ultimi due anni mi sono astenuta dal fare commenti: ce n’erano anche troppi e di tutti i generi. Non voglio cominciare adesso, perché dovrei scrivere ben più di un post e non mi sembra il caso.
Mi limiterò a sintetizzare il mio pensiero. Certo, l’Uomo si è evoluto, non ci sono dubbi su questo, basta per esempio vedere cosa riesco a fare qui attraverso una semplice tastiera che permette alle mie parole e alle mie foto di viaggiare nel mondo.
L’umanità si è evoluta, peccato lo abbia fatto nella direzione sbagliata. Dalla clava siamo arrivati ad armi inimmaginabili. Armi, appunto. Siamo tecnologici… ma disumani: grandi cervelli (anche se pure lì avrei qualche dubbio) e cuori inesistenti.
“Here I am. Will you send me an Angel?”
In questo silenzio che nessuno muove
In questo vuoto senza vento
Io mi guardo altrove
Riyueren
Perché dovrei meravigliarmi dei segni che la vita dissemina davanti ai miei occhi? Li assaporo, li lascio crescere in me, germogliamo insieme.
Così, giorni fa, non ho potuto fare a meno di notare questa foglia secca ma con ancora un cuore verde. L’ho raccolta e portata con me. L’ho fotografata. È rimasta uguale a quel giorno mentre io credevo che avrebbe perso quel suo straordinario cuore verde.
Quello su cui i nostri occhi si posano ha sempre qualcosa da insegnarci, qualcosa con cui segnarci. Io mi nutro di questo. Mi piace. Mi piace conservare al mio interno lo stesso cuore verde di questa foglia mentre vado avanti oltre l’autunno, verso il mio inverno e con tutte le mie domande, che forse troveranno la luce di una risposta, un giorno. Forse, o forse no, ma non mi importa più di tanto.
Quali radici al di qua dell'erba?
E quali sono i limiti del cielo?
Sconfinano orizzonti nel mio sguardo
ma i sogni non vanno oltre la Notte
dentro di me il buio è una domanda
che stenta a farsi luce.
Riyueren
Da un respiro all'altro
In dolcezza cammino
Scivolando a volte
Su lacrime di ghiaccio
Mentre con gli occhi volo nel silenzio
Riyueren
Sono stati giorni difficili e sotto molti aspetti. Al dolore per la perdita improvvisa di mio padre (mi sembra impossibile che siano trascorsi già quasi sei mesi) nonostante avesse comunque raggiunto un’età avanzata ( 92 anni, quasi 93, a differenza dei 59 appena compiuti di mia mamma nel lontano 1996) si è aggiunto un desolante coacervo di incombenze burocratiche inimmaginabili ( e non mi riferisco agli esborsi varii il cui culmine avverrà al momento del rogito notarile con 600 euro per “accettazione tacita di eredità”) che, passando per l’imposta di Successione, vanno dalla trascrizione Tari a mio nome ma rate di acconto ancora a nome suo,con conguaglio a dicembre, acconto e saldo Imu seconda casa, certificazioni energetiche, sanatorie di piantine e similari, modifica volture catastali per codice fiscale errato, sino allo sgombero, amarissimo, di un appartamento in cui ho vissuto dall’età di tre anni sino al 1980, anno in cui mi sono sposata.
I miei occhi hanno volato nel silenzio di questi mesi: sono diventati un po’ le mie ali.
Ho pensato molto e scritto poco e comunque non qui.
Ho tenuto (e ancora tengo) una specie di diario dell’anima, dove contano di più le dimensioni interiori, emozioni, pensieri, del resoconto della giornata.
Ogni mattina, dalla mia finestra privilegiata sull’alba, aspetto il sorgere del sole, attendo il primo raggio che scivola, “scappa via” dalle colline all’orizzonte e dal momento che siamo ancora nella bella stagione lo vedo praticamente tutti i giorni.
Il primo raggio è mio e ne sono felice: lo prendo su di me come se io fossi un insetto o un filo d’erba. Lo assorbo nell’anima.
Cerco di coltivare il silenzio nella mente ma anche un canto nel cuore.,
Cerco di capire il senso di questo blog e della mia presenza in rete (dal lontano 2008, ormai). Prima o poi ci riuscirò. Intanto vado avanti.