Ho realizzato questo lavoro per la quinta edizione di Giornate di Fotografia (7-29 maggio 2016) a cura di Simona Guerra e Lisa Calabrese. Il tema del concorso era “Come la fotografia incontra la scrittura”: sono stata selezionata sia per la conferenza sia per la mostra a Morro d’Alba (AN).
Fotografia e scrittura come “calligrafie”: orme, segni, inchiostri di luce e di ombre attraverso cui la mia anima si esprime e nello stesso tempo si conosce, esplorando orizzonti che non sono confini ma libertà in movimento a 360°.
Le fotografie sono silenziose ma per me hanno molte voci, sono sguardi che “dicono” e a volte neanche tanto silenziosamente; le parole sono “foto nascoste”: permettono una grande libertà di visione ma bisogna conoscerne il codice, cioè la lingua in cui vengono pronunciate o scritte, per questo io penso alla sinergia fra immagine e parola: il legame che le unisce è un legame d’anima, affinità, risonanza.
Quale genere letterario può dunque stare alla pari con la fotografia senza essere ridondante o didascalico? Secondo me solo la poesia: reportage di viaggi interiori, intima eppure universale, essenziale eppure dai molteplici aspetti come lo sguardo fotografico e quindi, come l’immagine, orma, traccia di emozioni diventate pensiero.
“Calligrafie d’anima” raccoglie fotografie che ritraggono realmente “segni”, scritture di luci che s’imprimono sui volti a segnare percorsi di memoria, riflessi sull’acqua, dove sempre e comunque le ombre non sono che luci spezzate, calligrafie di voli, segni e disegni di scrittura “altra”, “non umana”, dove lo sguardo si libera al di là del senso, del significato, accoglie insieme, abbraccia, anche la parola scritta che nella poesia, soprattutto se essenzialmente breve, come l’haiku, si fa occhio e visione, affacciandosi sulle immagini accompagnando il mio viaggio dall’interno all’esterno e viceversa, in uno scambio continuo come fra l’onda e la riva del mare.
Ho composto io stessa gli haiku, 17 di numero così come sono 17 (5+7+5) le sillabe da cui sono formati ed ognuno “accompagna” una foto in un’impaginazione a dittico. Li ho scritti a mano su cartoncino perché anche questa è una forma di meditazione, per me, come la fotografia.
Completa il lavoro un’altra forma poetica orientale, il tanka (5+7+5+7+7 sillabe) unita alla foto dell’anima a cui ho dedicato “Calligrafie”: Mir, il pettirosso che per tre inverni mi ha donato quotidianamente la sua amicizia e che spero di ritrovare alla fine del mio viaggio.