Ho sempre sostenuto di essere una visionaria. E lo sono in più di una modalità. Soprattutto quando ho tra le mani una fotocamera. Ancora di più quando non la tengo in mano, cioè anche quando non me la porto dietro. Che cosa significa, allora,”guardare”, secondo il mio modo di vedere il mondo (che poi i mondi sono essenzialmente due: quello esterno e quello interno, inglobati uno nell’altro tanto che spesso ne perdo confini e distinzioni) ?… Si tratta di rendere visibile quello che non è immediatamente visibile nella realtà (che sia un qualcosa di eventualmente tangibile o di impalpabile come un’emozione). Non tacciamo di invisibile o addirittura di inesistente quello che non riusciamo a vedere, perché così mettiamo troppi limiti : non dobbiamo ingabbiare gli orizzonti (metteremmo in gabbia noi stessi).
La fotografia non è superficie, a meno che tu non la consideri come la parte visibile, superficiale… di un oceano: la parte più vera della foto, di un’immagine, in un certo senso va “fotografata”, nel senso di “vista”, oltre. Bisogna avere il coraggio di vedere oltre. E di attendere la Metamorfosi.
La Metamorfosi avviene quando il soggetto del tuo sguardo, il tuo sguardo stesso, diventano non soltanto un’unica cosa, ma qualcosa d’altro.
A volte la Metamorfosi è soltanto interna (interiore): esternamente sembra non sia cambiato nulla (internamente, invece, c’è sempre un mutamento). A volte, come ho cercato di esprimere con queste foto, lo sguardo quasi dissolve e si dissolve.
La Metamorfosi libera ogni orizzonte. Le forme diventano ali. E le ali servono soprattutto per volare. 🙂