PHOENIX

Piuma
Scrivo di vento, di nuvole, di acqua
E canto l’erba
Che spacca l’asfalto e cresce al Cielo
Canto l’Oscuro
Che diventa Luce
Quando si arrende al Sole
E nel suo abbraccio brucia.

Riyueren
Piuma

Non ti dirò “Non dimenticare chi sei” perché ancora non sai tutto di te, la vita serve a questo, a conoscersi. Ti dirò, semplicemente, ” Non dimenticare che sei”.

Rammendi (Kintsugi)

Alba
Come sospese
Fra nidi di parole e di silenzi
Le tue mani rammendano i miei voli
Ogni caduta
Ogni mia ferita

Col filo luminoso di un sorriso
Rendi preziosi
I solchi insanguinati dei ricordi.

Riyueren
Suncatcher

Ho sempre immaginato l’amore come un volo a due ma sinceramente, visti i miei precedenti, non pensavo fosse possibile. Mai dire mai, evidentemente: quando non ti aspetti più nulla, la vita arriva e ti sorprende con i suoi effetti speciali.

L’ospite (in)attesa

Unexpected guest
Ospite inattesa ma gradita
Lame sottili nelle tue ali nere
Prigioniere entrambe
Sui vetri del mattino e del silenzio
Che prelude al giorno.

Vattene via, prima che il Sole accenda
il suo sorriso sopra i monti oscuri
e nei tuoi occhi bruci
la memoria del cielo e delle stelle.

E ti allontani in volo (ho aperto la finestra)
Mentre io qui rimango
In un fragile mondo a costruire
Questi inutili ombrelli di parole
per quando il mio dolore scende a pioggia
Sul corpo
E mi scava la carne sino all’osso.

Riyueren
Unexpected guest
Unexpected guest
Unexpected guest

Impermanenza (Anitya)

Museo d'Arte Orientale Chiossone
Il Fiume scorre.
Come Foglia sull’acqua,
Cercando il Mare.

Riyueren
Museo d'Arte Orientale Chiossone

Anche oggi il mio è un risveglio di gratitudine: anche se il cielo è grigio, se anche oggi finirà per piovere e i miei progetti che prevedevano bel tempo per essere attuati andranno in fumo, io sono viva, e se sono viva allora il sole è dentro di me; posso comunque dare e ricevere amore.

Come foglie immerse in questo fiume di stelle che è il nostro Universo, in fondo figli ancora all’interno del grembo di una Madre, forse la morte ci partorirà su lidi sconosciuti. 

Mi intreccio un bozzolo di immagini e parole che in fondo mi appartengono per un tempo breve ma vengono comunque attraverso me.

Consapevole della fragilità delle mie ali e della durezza del volo, mi inchino al nuovo giorno e vi regalo un sorriso. Lo lascio qui, in questo cassetto virtuale che è sempre stato il mio blog. Mutazioni del silenzio è l’equivalente del cassetto in cui tenevo nascoste le cose che scrivevo … scritti che puntualmente smarrivo.

Su Mutazioni non si perderanno, anche se io dovessi perdermi per strada.

E vi offro alcune immagini da uno dei miei “luoghi di pace”: il museo d’arte orientale Chiossone.

Museo Chiossone Genova
Museo d'Arte Orientale Chiossone
Museo d'Arte Orientale Chiossone

Girando(le) Parole

Girando(le) parole
Girando(le) Parole

Girano, le Parole, nelle curve del destino
Girano e danzano, dalla tua bocca al vento
Poi una volta ancora, dal vento alla tua bocca
Per lasciarmi negli occhi i tuoi colori
E quel sorriso, a ricucirmi il cuore.

Riyueren
Girando(le) parole
Girando(le) parole
Girando(le) parole
Girando(le) parole
Hearts of Light

Per il tuo sorriso e per sempre.

Amo la penombra quieta
Che mi regala il tuo sorriso

Amo il tuo sguardo
Che al mio sguardo offre
Tutto quello che non ha mai visto
E la tua bocca, amo
Che in un sorriso insegna
Alle mie labbra i baci
Che io non conoscevo.

Riyueren

Quando i miei occhi si chiudono nel sonno
È attraverso i tuoi occhi che io sogno
E quando li riapro nel mattino
È attraverso il tuo sguardo che io vedo
E in questo “noi” è  il mondo 
Che si guarda
Sogna e ci respira.

Riyueren

E quando verranno a dirmi che ho troppo amato io risponderò che non ho amato ancora abbastanza.

Per sempre e per il tuo sorriso.

Per il tuo sorriso e per sempre

Tutto quel che rimane

Nel fuoco dell'Alba
Tutto quel che rimane
Dopo un passaggio di nuvole
Dopo il Sole e la Luna
Dopo il Buio e la Luce
Dopo l’Alba e le Stelle
Dopo il vento che muore lontano
Come un volo di uccelli al tramonto

E’ il Cielo tutto quel che rimane

Ma senza uno sguardo 
Non resta più nulla. 
Anche il Cielo scompare.

Riyueren
Nel fuoco dell'Alba
Alba
Alba

Uno sguardo: è tutta qui la differenza fra essere o non essere.

Tutto quello che abbiamo davanti agli occhi esiste semplicemente perché noi siamo in grado di vederlo, noi vogliamo, desideriamo, vederlo.

In questo Tempo veloce e folle tanto quanto gli esseri che lo hanno creato ponendosi altresì come unità di misura, essere visti sembra una prova di esistenza. Peccato che ben pochi sappiano distinguere tra l’essere guardati e l’essere realmente “visti”. Ma l’essere soltanto “guardati” – magari con la conferma di un buon numero di cosiddetti “like”, con tanto di pollici alzati – non significa affatto che ci “abbiano visti”.

Io posso avere gli occhi, la facoltà della vista, intendo, posso volgere lo sguardo ovunque mi piaccia farlo, eppure posso non vedere assolutamente nulla.

Personalmente cerco sempre di vedere con il cuore e nel cuore di quello che vedo ( e che poi spesso fotografo anche).

E voglio aggiungere questo: se nessuno ci vede o ci vuole vedere, se ci guardano soltanto e a volte nemmeno quello … Cerchiamo di metterci in grado di vederci da noi stessi. Non soltanto esternamente, esteriormente, bensì all’interno, perché vedere, alla fine, è soprattutto conoscere e la conoscenza fa parte dell’amore.

Cerchiamo di vederci … nell’anima: è solo così che il Cielo potrà rimanere (al di là di ogni possibile mutamento).

Una foglia caduta d’Estate

Una foglia caduta d'Estate
Una foglia caduta d'Estate
Una foglia senz'acqua
Sotto al Sole una lacrima secca

Riyueren
Una foglia caduta d'Estate

Quando le foglie cadono in estate, l’anima e lo sguardo mi si velano di tristezza e il cuore si fa amaro. Questa morte fuori stagione non ha nulla a che fare con le danze dell’autunno, quando almeno, pur morendo, i colori delle foglie restano accesi e vivi.

Una foglia caduta d’estate: priva d’acqua, assetata, una fine lenta e dolorosa che mi affonda dentro e mi lascia vuota, anche di parole.

Non modifico quasi mai quello che vedo, se posso non altero il luogo, fotografo quello che ho davanti agli occhi, quello che mi chiama, ma ci sono momenti della mia vita in cui mi trovo a dover fotografare sensazioni e pensieri: questa volta ho raccolto una foglia secca e l’ho posata su quella panchina. Che nessuno mi chieda il perché, ma ci sono altre morti, in estate. Ci sono fiumi di parole lasciate a seccare, prosciugate da dentro, quando anche il pianto è fatto di lacrime asciutte pur se sembra impossibile.

Ma poi … si va avanti comunque, di stagione in stagione. Fuori tempo, in tempo: tutto ciò che inizia ha una fine, ce l’ha già dentro, come un cuore che pulsa; tutto quel che finisce ha sempre al suo interno una speranza, e anche quella batte come un cuore ..o come un paio di ali.

Equilibrio (l’Alba e la Clessidra)

L'alba e la clessidra
EQUILIBRIO

Trema nell'erba un volo di farfalle
E in cielo
Trema l'ala del falco
Immobile nel Sole
Poi nella Luce
La mia anima trema
I suoi peccati d'ombra.

Riyueren
L'alba e la clessidra
L'alba e la clessidra
L'alba e la clessidra
L'alba e la clessidra

Tutto quello che faccio è un fuoco. Ogni cosa: immagini, parole scritte, è una fiamma che mi illumina e mi consuma, perché è da me che viene, è da me che trae sostanza, dal mio interno più lontano, dalla piega di me più nascosta, da luoghi interiori che non conosco e di cui probabilmente ignoro perfino l’esistenza.

Oggi come oggi, in questo tempo gramo, riesco ancora a fotografare, anche se spesso non trovo la forza per condividere.

Con le parole scritte sono maggiormente in difficoltà. Cominciare finalmente a chiedermi il perché ha fatto sì che mi venisse voglia, urgenza, bisogno, di prendere una volta per tutte in considerazione il rapporto fra immagini e parole, o, per essere più precisi, fra il mio fotografare e il mio scrivere, perché è di me che alla fine si tratta, non di altri.

Ho persino avuto qualche sorpresa, nell’indagare, anche perché ho finito per trovarmi di fronte a quello che sono e che probabilmente non avevo ancora compreso bene.

Un aspetto importante, come prima cosa, è quello temporale: il mio viaggio con e attraverso la fotografia, le immagini, è iniziato ufficialmente nel 2008, quello nella scrittura molto ma molto prima, tanto che quasi non ricordo l’anno preciso, ma non credo di sbagliare di tanto se vado a collocarlo, io sono del ’57, nei primi anni Sessanta.

Le motivazioni, quelle spicciole, s’intende, sono presto dette: le fotografie servivano per illustrare i post nel mio blog senza avere il problema della violazione del copyright sulle foto altrui.

Le parole scritte, fatti due calcoli, risalgono agli anni delle elementari, all’apprendimento della scrittura. Non mi vergogno a definire “illuminazione”il lampo, la presa immediata di coscienza del poter dare un nome e quindi definire quelle sensazioni ( sia di diversità ma anche di armonia con il Tutto) che urgevano, ribollivano, persino, dentro di me, nella mente e nell’anima.

Un’illuminazione ulteriore l’ho avuta oggi: ho sempre scritto per indagare me stessa, per rivelarmi a me, per capirmi, per rispondere alle mie domande, le parole scritte come indagine conoscitiva del mio posto nel mondo. Poesia, o prosa che alla poesia somiglia, non credo sia qualcosa di artistico, certamente non è, non può essere, un mestiere. Certo, qualche volta può capitare che qualcuno, leggendo, abbia trovato parole adatte alla sua ricerca interiore, ma resta comunque il fatto che io non so scrivere per gli altri, perché non ho mai scritto per loro, non so raccontare storie, non sono capace ad esibirmi su un palcoscenico di carta. Le immagini sono qualcosa di diverso, le immagini non dicono. Suggeriscono, al massimo. Le fotografie sono anche quelle per me, da me per me, ma per il loro stesso modo di essere, fanno sì che possono fruirne tutti e ognuno ci legge quello che gli serve (così come faccio io, che spesso e volentieri capisco quello che ho fatto dopo averlo post prodotto.).

L’immagine, qualunque soggetto raffiguri, animato o inanimato, non è che uno specchio che porgo agli altri come pure a me stessa.

Lavorare con le parole scritte è decisamente più complesso e posso dire di non averci mai davvero provato, viste le premesse del mio scrivere.

Le parole sono comunque un codice, sono dei segni che io dovrei padroneggiare così bene da far vedere tutto, ma proprio tutto, a chi legge, magari creando un mondo, suggerendo o imponendo ( ma questo non è da me, non mi piace), colori e luoghi, suoni e odori. Ma io non ho mai amato prendere il comando: non ci riesco nemmeno con me stessa, anche se da oggi mi è venuta voglia di provarci. A scrivere partendo da qui, anche senza prendere il comando se non su quello che vorrei dire.

Ho sempre amato poco le descrizioni, addirittura saltandole, in lettura. Mi interessano, mi coinvolgono maggiormente, intuizioni,  pensieri(dell’autore o dei personaggi), la trama: l’unica descrizione che amavo leggere e rileggere era quella delle Regine, compresa Morgana, ne “Le gesta di re Artù e dei suoi nobili cavalieri” di Steinbeck (uno fra i miei autori preferiti). Se la paragono ad una descrizione molto più recente dove venivano minuziosamente raccontati tutti gli oggetti che stavano su una scrivania … mi viene da piangere.

Se descrizioni devono essere, che almeno abbiano un cuore. Non mi piacciono le descrizioni che servono da riempitivo tra un capitolo e l’altro. Poche descrizioni hanno cuore e anche forza.

Da qui. Voglio partire da qui. Dalla forza del cuore.