…perché il Sogno si può camminare, danzando parole sul foglio,si può cantare, danzando l'anima sul respiro…Ma alla fine il Sogno è soprattutto Visione.
Erano sette gli alberi di amarene
Sette nuvole bianche in primavera
Ora due li nasconde
l’erba fitta e leggera
Gli altri cinque muoiono piano
incalzati dal vento e dai funghi
Ma il mio sguardo ancora cammina
su petali bianchi:
la memoria dei semi ricopre
il dolore del prato.
Io ne approfitto per scrivere alcuni pensieri sull’argomento ( me ne dà il “diritto” il tempo ormai trascorso sulla bellezza che non ho mai avuto o che forse in me non ho mai visto…non so). Mi piace, approvo, la scelta delle foto per accompagnare, illustrare, questo brano di Händel magistralmente interpretato dalla magnifica voce di Sara Mingardi (rara voce di contralto).
La Bellezza, il mondo ce ne propone una visione distorta, ce ne detta canoni modaioli, che cambiano a seconda delle epoche…ma questa non è che la bellezza esteriore, quella che davvero sì, finisce, sia per noi, sia per le cose di cui ci circondiamo (ah, quanto spesso mettiamo al primo posto l’inutile necessario superfluo!).
Io credo nella bellezza interiore, quella che non necessita di make up e che molto spesso è invisibile, se non poco considerata o derisa, dal momento che si accompagna ad una certa fragilità ( e il nostro mondo è fatto per vasi di ferro, non di vetro o porcellana).
L’anima, dicono, impiega molto tempo per manifestarsi all’esterno ma poi si rende visibile: è per questo che non sempre quella bellezza di cui parlo si trova nelle persone anziane, ma quando c’è irradia una luce tutto intorno, a cominciare dal loro sguardo. Perché è la bellezza non tanto della saggezza, quanto dell’armonia, della serenità e della pace. Una bellezza… contagiosa. 🙂
Venendo alle statue nelle foto, hanno, ai miei occhi, la bellezza del tempo, una specie di Kintsugi (ne potete trovare traccia e conferma nel blog di Chiara) che la Natura opera sempre e ovunque. A differenza di noi, la Natura riesce a trasformare in bellezza anche i segni del tempo.
Esiste un kintsugi dell’anima. Io lo sto cercando. Per rendere preziose anche le mie ferite.
Fra lucciole e stelle
la Notte mi confonde:
non distinguo più il Cielo dalla Terra.
Io so soltanto di essere Orizzonte.
Riyueren
Sempre più spesso mi capita che le parole nascano dopo la foto: non sono mai una didascalia, bensì un’emozione complementare; non descrivono, aggiungono, completano, definiscono gli argini oltre i quali l’immagine trabocca di orizzonti sempre e comunque.
Questa è una di quelle sempre più rare volte in cui accade il contrario: da un orizzonte di parole ad un altro ( in queste foto ho ritrovato l’eco visibile di un’emozione notturna).
Solo poche righe e alla fine del post. Le “presenze” hanno solo bisogno di sguardi che siano abbracci e carezze. Hanno bisogno non di parole, perché si fanno troppi discorsi, oggi, nel mondo: le “presenze” hanno bisogno di silenzio e di ascolto.
E l’amore è tutto questo: sguardo, silenzio e ascolto.
E chi l’ha detto che tutto questo non sia anche parola? ci sono parole senza suono ma con tanto cuore .
Ps. Le foto sopra sono state scattate agli esterni della Coffee House in Villa. Vi segnalo qui le ultime iniziative.
Come riesce a vivere, una fontana senz’acqua? è ancora una fontana, o deve cambiare nome? Le statue guardano altrove o forse si guardano dentro, ma alle due fontane di cui sono parte essenziale voltano le spalle. Sentiranno la mancanza della voce dello zampillo centrale, quando ricadeva frammentandosi in mille rivoli sonori? o forse si accontentano dei canti degli uccellini assetati che vanno a visitarle comunque?
Qualcuno ha aggiunto violenza all’abbandono e all’incuria: alcune statue recano su di sé sfregi di parole, come cicatrici oscene.
Spero che stamattina il mio sguardo abbia riempito quelle due fontane se non di acqua, almeno di amore e di rispetto.
Ps. Per gli amici genovesi, queste sono le statue delle due fontane vuote nei giardini di fronte alla stazione Brignole.
Se sapessi intrecciare le parole
io ne farei un cestino
e me ne andrei nei campi
a cogliere le erbe del silenzio,
le fragole selvatiche dei sogni
le corolle di luce in fondo all’ombra.
Questa mattina sono andata a trovare mia madre al cimitero di Sestri.La foto che la ritrae l’avevo scattata tanti anni fa, con la mia vecchia Contax: guarda verso di me e sorride, vestita da casa (questa non me la perdonerà mai, lei che ci teneva a essere sempre ben vestita e in ordine) ma è davvero una bella foto e l’avevo scelta per quel sorriso.
Sorride perché (nella foto al cimitero ovviamente non si vede, è stato “tagliato”) ha tra le braccia Giovanni, suo nipote, di pochi mesi.
Oggi le ho portato, prima di lasciarle a papà, le fotocopie del Master Musik che Giovanni ha conseguito in Germania (lei se ne è andata nel sonno, dopo 8 mesi di dolore, quasi 20 anni fa, prima di sapere che Giovanni era stato ammesso in Conservatorio).
Sono rimasta lì, con le fotocopie rivolte verso di lei, a piangere, perché mi manca sempre di più. Le ho detto: “Guarda tuo nipote com’è stato bravo”.
Poi sono andata a cercare un po’ di pace nella parte più antica del cimitero, dalla statua che ogni tanto fotografo e che mi riempie lo sguardo di armonia.
Alcune foto sono del 2012, altre del 2013, le prime 6 sono di oggi.
Per me lei è la Custode del Sogno. Ed è bella come le statue di Staglieno, forse ancora di più, ai miei occhi.
Sono convinta che vegli su tutti, lì, anche sulla mia mamma.
Dal viaggio a Freiburg ritorno con la gioia immensa di aver riabbracciato mio figlio e con lo sguardo e l’anima stracolmi di Bellezza, perché ho visto cose meravigliose: la più bella di tutte è stata Caroline, l’angelo più dolce dell’AlterFriedhof di Freiburg (il vecchio cimitero ormai in disuso).
La storia di questa fanciulla bellissima morta a soli 17 anni è ormai diventata leggenda: dal 1867 sulla tomba che ne riproduce fedelmente le fattezze viene deposto ogni giorno un fiore fresco. Nessuno sa chi sia il donatore: forse un innamorato che chiese ai suoi discendenti di perpetuare così di generazione in generazione quell’amore segreto; forse semplicemente i custodi del cimitero…quasi sicuramente anche i visitatori.
Ci sono stata due volte e, come potete vedere dalle foto, ho trovato fiori diversi. Quello che non muta è la dolcezza di Caroline, eterna, nel suo sonno quieto.