Non c’è niente di più bello dell’avere un piccolo amico come Mir, e non mi riferisco tanto alla possibilità di fotografarlo (quando mi vede armeggiare con la fotocamera non scappa via come il mio cane, anzi, sembrerebbe mettersi in posa) quanto alla Bellezza di cui fa traboccare il mio sguardo.
Sono molte le cose che Mir mi insegna ogni giorno.
La fotografia non è una “cattura”, non “fissa” nell’eternità un istante e non è una modalità di conoscenza affine al potere: per me è un incontro di sguardi che continua anche quando uno dei due sguardi non c’è più… un incontro che ti fa crescere e tutto può farti sentire tranne che onnipotente.
Mir non mi fa rimpiangere il fatto di non avere la possibilità di viaggiare in Paesi lontani dove poter scattare quei favolosi reportage che si vedono in tutti i concorsi fotografici… sarà perché ci viaggiamo dentro entrambi ormai da tre inverni, qui, sotto casa.
Solo una cosa rimpiango, quando i nostri sguardi s’incontrano: non poter sentire il suo canto, che intuisco dal palpito della sua piccola gola, e non averlo mai sentito in vita mia, e quindi ora non avere nulla da poter ricordare frugando nella memoria.
Solo un rimpianto, tutto il resto fa parte di una melodia che è fatta di silenzi. E di Bellezza, come l’inaspettato incontro, tornando a casa, con una farfalla: si asciugava al sole proprio sul sentierino davanti ai miei piedi.