Lettera (ad un ospite inatteso)

An unexpected guest

Giornata di vento forte, oggi. A volte ho l’impressione che Genova voglia imitare Trieste. Tutto vola attorno a me: foglie, cartacce, la mia treccina… tu invece non sei come i gabbiani l’altro giorno a Nervi, il vento ti butta di qua e di là mentre provi a svolazzare… ma la sua forza è davvero troppa, per quelle ali e quel mozzicone di coda. Ancora qualche svolazzo e saresti finito sulla strada… e qui le auto quasi nemmeno si fermano quando attraverso io, figuriamoci per te che sei piccolino.

Perdonami se ti ho portato con me: non me la sono sentita di lasciarti finire tra le zampe dei gatti o sotto le ruote di un’auto. Stavo andando alla Posta lì vicino, ma prima ti ho lasciato un attimo da Claudia, in Farmacia: la scatola foderata di carta morbida e corredata di buchini è opera della sua gentilezza… e anche gli omogeneizzati di carne che ci ha regalato.

Poi sei stato nostro ospite per l’intera mattina, hai anche mangiato un po’, infine nel pomeriggio Claudia ha accompagnato me e te al C.R.A.S. a Campomorone.

E qui ho scoperto un posto bellissimo che non conoscevo. Così scrivo queste righe perché anche altri sappiano che ci sono persone meravigliose che si prendono cura degli animali come te e poi li rimettono in libertà, come è giusto che sia.

Persone che hanno bisogno di tutto l’aiuto che noi possiamo dare. Aiutiamoli quindi ad aiutare i selvatici che hanno bisogno di cure.

Questo posto è l’ ENPA di Genova

E questo è il progetto per cui c’è immediato bisogno di aiuto: le voliere.

Come sapete, io non sono più su FB, ma tanti di voi amici che mi leggete sì, per cui vi prego di condividere non tanto questo mio post, quanto la Pagina dell’ENPA Genova sulle vostre bacheche. Io vi ringrazio. Questo piccolino vi ringrazia. E credo che anche il piccolo Mir, ovunque sia, ne sarà felice.

An unexpected guest

 

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33 pensieri su “Lettera (ad un ospite inatteso)

  1. Sono amicizie speciali. Quando vieni adottata da un selvatico, come è successo a me con il piccolo Mir, beh, la tua vita cambia, anche di prospettiva.

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  2. non me ne sono accorto, forse ero intento a descrivere le emozioni di quel viaggio. Va beh tanto i miei visitatori si concentrano più sulla bellezza delle foto (:-))) per fortuna.
    Abbracci di cuore e buona luce (:-))

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  3. Ricordo bene Mir, il pettirosso, combinazione c’era sempre un pettirosso che tornava nel mio giardinetto ad ogni inverno. Quest’anno, di pettirossi non ne ho visti.
    Il piccolino che hai salvato ha peraltro delle belle piume maculate. Mi fa pensare a qualche specie… speciale.
    Una cosa devo aggiungere: non saprà mai di avere avuto il privilegio d’essere immortalato e da una “ritrattista” d’eccezione.

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  4. Ciao Daniele. Neppure io sapevo che l’ENPA avesse quella sede a Campomorone. Tu che sei molto più seguito di me, guarda un po’ se riesci a parlarne sul tuo blog. Bisogna dare una mano con le voliere.

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  5. Di sicuro era destino. Se non avessi deciso di andare a pagare in Posta la Tari, se non fossi passata proprio lì e a quell’ora… ma quando si parla di piume, alla fine ci sono in mezzo anch’io 🙂

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  6. Scusami se mi sono permessa quella precisazione, Max. Il fatto è che ormai conosco la Villa piuttosto bene. Ehm, le orecchie te le tiro qui, dove i tuoi commentatori non vengono, l’altra volta, sul tuo blog non ho osato: guarda che in un post precedente hai confuso il Mausoleo del Capitano con la Cappelletta della Madonna. Quell’edificio che s’intravedeva fra gli alberi era appunto il Mausoleo, se guardi bene le due foto te ne accorgi. 🙂 Buona Luce, sempre.

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  7. Parole piene di tenerezza per questo esserino magico.
    Mentre leggevo questo tuo scritto ho rivissuto quel momento magico nel quale, parecchi anni fa, con i ragazzi di una delle mie classi abbiamo salvato un gabbiano che si era accasciato agonizzante nel giardino della scuola.
    Abbiamo chiamato subito il centro della Lipu che prontamente ha mandato a scuola un suo operatore.
    A distanza di ben ventidue anni i ragazzi si ricordano ancora di questa esperienza
    Un abbraccio, a settembre al mio ritorno a scuola desidero far vivere ai miei piccoli artisti la storia di Mir
    Adriana

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  8. Che bello… Io ho avuto una bellissima tartaruga d’acqua dolce per molti anni, il mio desiderio più grande è sempre stato quello di liberarla e poterle permettere di vivere in un ambiente adatto con i suoi simili. Ma non sapevo proprio come… in più mi dicevano che sarebbe comunque morta perché non abituata… a sapere prima di questi progetti. Grazie della condivisione 🙂

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  9. davvero bello il mondo di cui ci parli, per fortuna esistono questi centri che permettono di curare questi esserini così delicati e dolci nella loro presenza. Proprio un post di grande sensibilità questo tuo. (:-))
    Grazie della precisazione nei commenti del mio blog, sai io di piante non ci capisco nulla, mi piace fotografarle, assieme ai fiori, ma non conosco quasi nessuna specie, mi limito ad osservarne la bellezza (:-)) da buon appassionato di fotografia.
    Buona giornata e buona luce, grazie come sempre per seguirmi sull’altra piattaforma (:-))

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  10. Piccolino davvero, presto con un po’ d’aiuto prenderà il volo. Hai ragione ci sono persone fantastiche.

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