Varchi (Gates)

Il Silenzio non è che un varco, forse addirittura un ponte sospeso fra l’anima e il Tempo.

Si esce o si entra? Si arriva o si parte? Si termina o si continua?

 Il suono non è che una delle voci del silenzio.

L’assenza non è mai un vuoto, ricolma com’è di ricordi.

Non si può chiudere la porta in faccia al silenzio per farlo tacere.

Quando la bocca è sigillata è allora che gli occhi possono parlare, cantare, sorridere, piangere, dimenticare, ricordare…andare e venire… attraverso i varchi del silenzio.

Gates

 

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24 pensieri su “Varchi (Gates)

  1. Susanna di ricordo in ricordo anch’io ho conservato qualcosa di quelala stagione indimenticabile. Questo era un post chiamiamolo di presentazione per il tuo blog di allora, sono passati circa 5 anni. Se vuoi puoi conservarlo o inserirlo nel nuovo spazio su wp.
    “INNERLAND
    “The appetite for silence is seldom an acquired taste”
    Raramente il desiderio di silenzio è un gusto acquisito
    E. Dickinson
    Non il caso…che c’entra il caso quando le tessere di un mosaico molto vasto si ricombinano sotto questo cielo?
    Respiriamo e guardiamo vicino ai margini delle vite altrui ma il varco attraverso il confine si apre solo quando la musica, mescolandosi, non perde armonia.
    Accade di tanto in tanto ma accade, questo passaggio sulla terra ci può regalare la magia di un incontro: ma non c’entra il caso perchè solo quello che si desidera profondamente diventa reale, si incontrano e si guardano coloro che “dovevano” riconoscersi prima o poi.
    Nel viaggio intimo e personalissimo dentro la propria ricerca, quando sembra impossibile comunicare, aprirsi al mondo, Ryueren accende le parole ed esse per incanto diventano universali, si colorano di echi che parlano delle emozioni di noi tutti.
    Attraversare INNERLAND è entrare in contatto con il significato essenziale delle parole e vederle poi danzare in forme nuove; amo adagiarmi sul cuore delle cose non dette, riposarmi nell’animo delle sensazioni rivelate.
    Il blog di Ryu è un’esperienza complessa, difficile decifrarla subito, più probabile restarne inizialmente interdetti: forse le foto della proprietaria possono offrire una chiave di lettura più vicina al suo spirito, ma il sapore dell’aria che si respira qui necessita di un tempo diverso per essere apprezzato, per passare dal gioco e dal sorriso alla sofferenza e al pianto asciutto di chi conosce la solitudine dell’intelletto.
    Lei chiama il vento e s’incanta ai suoni che sempre più spesso riesce solo ad immaginare; ha una bellissima voce che dice del desiderio struggente di ricomporre un’unità perduta. Forse, da lupa schiva e solitaria, adesso starà fuggendo verso il profondo dei suoi boschi e si starà chiedendo perché ho deciso di lanciare verso il cielo il mio richiamo di condivisione e affetto; lo chiederà in silenzio e allo stesso modo io gli racconterò del mio sollievo nell’averlo fatto.
    C’è uno sfondo blu intenso su Innerland, talvolta ho l’impressione che Ryueren se ne sia andata e di lei siano rimaste solo le tracce che ha voluto lasciare; ma non è così, non ancora.

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  2. Non è più il template che conoscevi, gli articoli sono sempre gli stessi, come ti ho scritto(e come leggerai direttamente “in loco”) lo lascerò così. Ormai vado avanti con Cruna su blogspot.

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  3. <3.Grazie per la tua generosità, amico mio.Tornando al tuo commento precedente, in effetti nel b/n ho modo di esprimere più le mie emozioni e sensazioni (anche se ci sono scatti che lascio nell'originale a colori perché sono già essi stessi "emozione").Quanto allo scrivere anche qui, seguo semplicemente un mio bisogno.Se mai tu avessi nostalgia, t'informo che ho riaperto Innerland qui su WordPress (l’indirizzo è cambiato, perché l’url Innerland era già esistente): non penso che ci scriverò più, ma ogni tanto andrò a rileggermelo e a sistemare le cose che, nel passaggio da io bloggo a qui, si sono scombinate un po’.

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  4. Caro Enzo, che dopo tanti anni mi conosci così bene…Se diventare più consapevoli di se stessi ha a che fare con la tristezza, beh, allora hai ragione.Io però quella che tu definisci “tristezza” l’ho sempre chiamata “saudade, spleen, blue”: fa parte di me da talmente tanto tempo…
    Ultimamente sognavo: ho sognato così tanto che ho finito per confondere il sogno con la realtà.Non sapevo ancora che ci si può fare male anche nei sogni.Mi sono scoperta inadeguata, tutto qui: non sono riuscita a trasformare un sogno in qualcosa di reale.Le scarpette rosse non fanno per me: sono bellissime, davvero, ma come nella fiaba ti portano a danzare sino a che non ti puoi più fermare.Ci sono varchi che al momento per me sono ancora insormontabili.Il silenzio, in questi casi, aiuta molto a comprendere le cose.

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  5. Ciao Susanna, ho attraversato i varchi e poi li ho riattraversati al contrario: non sono più lo stesso. Da tempo usi il B/N con maestria, forse ti attira più del colore, da tempo sei diventata ( o ti leggo io così) più triste. Qui tra l’altro scrivi e lo fai con un’abbondanza rara per te. Vorrei avere una sensazione più solare ( più falsa?) del tuo vivere ma ti guardo solo gli occhi. Mi senti?

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  6. Vi è un filo sottilissimo che lega le “anime vaganti” in questo samsara… nulla è dato al caso, cara Susanna. Ma la vita ci è da maestra, forse, la migliore che ci sia… Un affettuoso abbraccio :-)c

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  7. varchi dove fluisce la luce, dove il silenzio cerca risposte nell’anima delle cose. Pagine da esplorare con la sensibilità di chi si accosta all’arte attraverso le porte del cuore.
    Molto bello il tuo post, buona giornata (:-))

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