( E la storia di Mela continua…)
La vera lontananza è quel tuo silenzio così vicino e così senza sorriso…
Intervallo n°1
Sei andata a nasconderti nello specchio, Mela: mi volti le spalle, non ti fai vedere, non sorridi. Sei arrabbiata con me. O delusa. Lo so, ogni tanto io me ne vado dall’altra parte del tuo specchio, getto via la penna o la dimentico: conosci qualche altro modo per evitare il dolore? Certi anni sono fatti di fango doloroso: devo lasciarlo sedimentare sul fondo, se voglio bere qualcosa di limpido.
Quanto tempo abbiamo perso, tu ed io? Qualche anno.
E quanto tempo ci resta? Non lo sappiamo.
Mela è come addormentata nel tempo. Si avvolge lo sguardo nei sogni, come fossero lenzuola, colorate, ovviamente: lei sogna a colori. Io invece fotografo sempre a colori ma poi converto in bianco e nero, non voglio distrazioni mentre accarezzo le forme pure della luce e dell’ombra.
Mela dorme sul suo cuscino di ricordi: a volte pungono, non è un’imbottitura comoda.
E quando sogni e ricordi si mescolano, Mela si sveglia impaurita.
È allora che io me ne vado. Lo sai che non posso stare lì a vederti piangere, Mela.
Come puoi stare in equilibrio su quel filo di lacrime? Ho sempre paura di vederti cadere. Eppure tu ci cammini senza pensieri. Dovresti stare più attenta, bambina.
Intervallo n°2
Mi prendo tempo per pensarti.
Mi prendo tempo per cercarti.
Mi prendo tempo per prenderti, Mela.
Ma sei tu a pensarmi, tu a cercarmi, tu a prendermi, Mela.
Sono io quella invisibile,
quella che è fuggita,
quella che si è nascosta.
Dietro a un dito. Dietro a un’intera mano.
Dietro a tutta una vita.
Tu mi hai semplicemente aspettata.
Intervallo n°3
Odoriamo di solitudine, Mela.
Forse ne puzziamo anche.
Siamo il letame dove il dolore racchiude (nutre, abbraccia, riposa) semi di tempo e poesia.
Che meravigliosa terra è il dolore.
I ricordi crescono fra te e me, piccola: travi e pagliuzze non precisamente dorate… alla fine, dal mio sguardo al tuo, ci separa un’intera foresta.